Gestire Natura 2000

L’articolo 6(1) della direttiva Habitat prevede che gli Stati membri stabiliscano le misure necessarie per la conservazione dei siti Natura 2000 e, in base al principio di sussidiarietà, sta a loro decidere quale opzione scegliere, se piani di gestione, contratti amministrativi o integrazione in piani già esistenti. Molti Stati hanno delegato questa responsabilità alle autorità regionali.
La redazione dei piani di gestione è iniziata da tempo in molto Stati membri, i quali hanno adottato strategie diverse. Da una recente analisi realizzata da Comunità Ambiente per conto della Commissione Europea (Integrated management of Natura 2000 sites. The contribution of LIFE Nature projects) è emerso che:
in sei Stati Membri dell’Unione Europea (Danimarca, Estonia, Francia, Olanda, Repubblica Slovacca e Svezia) la redazione del piano di gestione dei siti Natura 2000 è sempre obbligatoria,
in Belgio sono obbligatori in due delle tre regioni amministrative,
in Finlandia sono obbligatori solo per i siti all’interno di parchi nazionali e aree wilderness
in Germania sono obbligatori solo in casi particolari,
in Lettonia tutti i siti Natura 2000 sono stati designati come Territori Naturali a Protezione Speciale, per la gestione dei quali il governo ha emesso speciali regole, inlusa un elenco di interventi ammissibili e non,
in Portogallo le misure di conservazione di habitat e specie devono essere incluse in piani territoriali esistenti,
nella Repubblica Ceca i piani di gestione sono obbligatori per i Siti di Importanza Comunitaria, ma non per le Zone di Protezione Speciale,
in Ungheria esiste l’obbligo di approvare un piano dei gestione solo per i siti già protetti dalla legislazione nazionale.

Lo stesso studio ha rivelato che, fino al 2004, la principale fonte di finanziamento dei piani di gestione è stato lo strumento LIFE Natura, il quale in tre Paesi (Italia, Francia e Slovenia) ha finanziato anche la realizzazione di specifiche linee guida per la redazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000.
Circa la metà dei progetti LIFE Natura approvati tra il 1992 ed il 2004 hanno previsto la stesura di piani di gestione di siti Natura 2000, piani di azione/gestione di specie di interesse comunitario o raccolta dati ed altre attività finalizzate alla stesura di tali piani. Questo numero così elevato rispecchia la ricerca, da parte degli enti che gestiscono i siti Natura 2000, di criteri e metodi utili per una gestione integrata della rete. E’ da notare che oltre alla conservazione della biodiversità, le principali problematiche affrontate in questi anni riguardano il coinvolgimento degli agricoltori/allevatori nella conservazione della natura, le interrelazioni tra le indicazioni della direttiva Habitat e della direttiva Acque e una gestione delle aree costiere in linea con la Raccomandazione del Parlamento Europeo sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere.

I primi tentativi di dare indicazioni sul contenuto minimo di un piano di gestione risalgono al 1996, anno in cui si è svolto il seminario di Galway, dove rappresentanti della Commissione Europea, ONG, Stati membri e stakeholder si sono incontrare per arrivare a definire la struttura di un piano di gestione ideale. Il risultato del seminario è stato un documento che illustra la struttura di base di un piano di gestione di un sito Natura 2000. Questo documento è stato preso come riferimento dalla Commissione Europea, anche se la decisione di come gestire un sito è sempre rimasta agli Stati membri.

Alcuni Stati membri hanno redatto documenti di supporto a chi si trova a dover redigere un piano di gestione:
Danimarca: le agenzie ambientali regionali saranno responsabili sia della pianificazione a livello di bacino idrografico (direttiva Acque), sia della pianificazione naturalistica (direttiva Habitat). Per questo sono già state fornite indicazioni per la redazione di piani di gestione integrati.
Estonia: l’Atto per la Conservazione della Natura del 2004 fornisce un’indicazione del contenuto del piano di gestione dei siti Natura 2000, considerati a tutti gli effetti aree protette. Il governo ha inoltre preparato le linee guida per la redazione dei piani di azione per le specie.
Finlandia: il Ministero dell’Ambiente ha prodotto, nel 2002, delle linee guida per fornire un sostegno ai Centri Ambientali Regionali nel decidere come gestire i siti.
Francia: il Ministero dell’Ecologia e dello Sviluppo Sostenibile ha pubblicato le linee guida sui piani di gestione dei siti Natura 2000. L’indicazione principale è quella di adottare un approccio “negoziato”, coinvolgendo tutti gli attori fin dall’inizio del processo di pianificazione, e introducendo il ruolo di “facilitatore”.
Slovacchia: l’Istituto di Stato per la Conservazione della Natura ha pubblicato le linee guida per la redazione di piani di gestione basata sulla valutazione di quale sia lo “stato di conservazione soddisfacente”, sensu direttiva Habitat, di habitat e specie.
Spagna: alcune regioni hanno prodotto le linee guida per la redazione dei piani, mentre il Ministero dell’Ambiente sta lavorando su un manuale per la gestione degli habitat elencati nell’omonima direttiva.
Svezia: l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente ha preparato un manuale su Natura 2000, con le indicazioni per l’elaborazione dei piani di gestione, e la preparazione delle linee guida per la gestione di habitat e specie.
Unione Europea: il documento “Managing Natura 2000 sites. The provisions of Article 6 of the ‘Habitats’ Directive 92/43/CEE”, pubblicato nel 2000 dalla Commissione Europea, pur non fornendo indicazioni sul contenuto dei piani di gestione, include una serie di considerazioni, tratte dal seminario di Galway (1996) e dalla conferenza di Bath (1998), da tener presente durante la stesura di un piano di gestione. Inoltre, per la prima volta il documento si riferisce ad una gestione integrata dei siti Natura 2000, che “dovrebbe contribuire alla coerenza della rete”.

In Italia, in base al DPR 357/97 e le successive integrazioni, le Regioni e le Province autonome sono responsabili della gestione dei siti Natura 2000. Molte di loro hanno delegato altre amministrazioni a svolgere tale compito. Ad esempio, la regione Umbria ha affidato le competenze in materia alle comunità montane, mentre altre Regioni hanno delegato alle Province.
La redazione del piano di gestione in Italia non è obbligatoria. Il 3 settembre 2002, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato specifiche linee guida per assistere gli amministratori locali nel decidere se il piano di gestione sia necessario. Le linee guida forniscono anche i principali indirizzi per una corretta gestione di un sito Natura 2000, nell’ottica di integrare la rete all’interno degli strumenti di pianificazione territoriale. Il Ministero ha anche prodotto un manuale con le indicazioni di base per la gestione dei siti Natura 2000, focalizzandosi in modo particolare sulle 24 tipologie di siti individuate.
Negli ultimi anni, la redazione dei piani di gestione è stata finanziata dai DOCUP e dai POR, che nella maggior parte delle Regioni includono misure specifiche per la rete Natura 2000, subordinate o meno al fatto che i siti in cui si intende operare siano forniti di piano di gestione.

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