Dal golf resort costruito alla foce del fiume Verdura in Sicilia ai porti turistici progettati fra Punta Campanella e Capri, passando per gli interventi di ripristino di funzionalità idraulica nel Parco della Magra Vara in Liguria o nelle aree carsiche della Venezia Giulia, fino al MoSE, nella Laguna di Venezia: sono oltre 30 i casi di interventi realizzati all’interno dei siti della Rete Natura 2000 (piani, progetti o attività) senza una corretta valutazione delle possibili incidenze, secondo il dossier con cui WWF e LIPU chiedono che la Commissione europea dia il via a una procedura legale per il pieno rispetto della Direttiva Habitat.
Secondo le due associazioni, i pareri delle amministrazioni competenti sono spesso lacunosi per ingerenze politico-istituzionali o per non sufficiente preparazione dei funzionari addetti alla Valutazione.
Inoltre, sostengono WWF e LIPU, mancano adeguati strumenti sanzionatori, sia amministrativi sia penali; esistono iter complessi e lunghi per ottenere l’annullamento degli atti amministrativi riguardanti il progetto contestato, per cui i lavori procedono comunque e il sito viene nel contempo danneggiato; spesso anche la gestione dei siti Natura 2000 non è adeguata se non totalmente assente. Vi è il rischio, conclude il dossier, che la crisi economica attuale possa incentivare la spinta ad approvare sempre e comunque la realizzazione di nuove infrastrutture, ignorando gli impatti ambientali o trattandoli in modo superficiale.
Dossier WWF e Lipu (13/06/2013)
