L’Italia può essere classificata “un Paese soggetto a uno stress idrico medio-alto cioè con un prelievo di circa il 30% del totale delle risorse idriche rinnovabili disponibili”. Lo sostiene il “Rapporto Ocse sulle performance ambientali: Italia 2013”, secondo cui però “la qualità delle risorse idriche si è mantenuta stabile e la qualità delle acque dei fiumi è migliorata; la concentrazione di fosforo e nitrati nei principali fiumi italiani è diminuita in seguito a una riduzione dell’intensità della produzione agricola”.
Oltre ad un elevato prelievo idrico a uso domestico, sulla disponibilità di acqua italiana pesano anche “elevate perdite nelle infrastrutture di fornitura idrica, pari a una media nazionale di circa il 36%, che può arrivare al 47% in Puglia”. Il rapporto raccomanda quindi di rafforzare l’applicazione delle normative ambientali e migliorare la coerenza della governance e delle politiche, realizzando a pieno le sinergie tra obiettivi economici, ambientali e sociali a livello nazionale.
